Un'intesa spirituale e religiosa quella che ha unito il Senatore Filippo Cremonesi e Don Agostino Zanoni, monaco scienziato dell'Abbazia di Farfa, a partire dagli anni 1935- 1936. Un legame profondo che ha portato il Cremonesi ad affidargli quasi tutti i suoi beni affinché fondasse un'opera di assistenza e beneficienza a favore di minori poveri.
Con il suo testamento, redatto il 20 aprile 1942 - poco prima della sua morte avvenuta il 17 maggio 1942 - e pubblicato il 18 maggio 1942, mette nero su bianco le sue volontà:
"Tutto quello che si ricaverà dalla vendita di tutta la mia proprietà immobiliare e mobiliare (detratte le somme occorrenti per la quota di legittima spettante a mio figlio e per il pagamento di quanto disposto con il presente testamento) deve essere destinato alla fondazione di un Istituto per l'assistenza a carattere preventoriale di bambini e bambine e per continuare a integrare l'assistenza ai ragazzi e ragazze che sono stati dismessi da Preventori ed abbiano ancora bisogno di speciali cure".
Lo Statuto, decretato e approvato dal Ministero dell'Interno il 9 giugno 1947, sanciva la costituzione dell'Istituto "Filippo Cremonesi" in Ente morale sotto amministrazione autonoma e affidava in perpetuo la carica di Presidente al Superiore pro-tempore della Badia benedettina di Farfa. Nacque così l'Opera Pia Istituto Filippo Cremonesi riconosciuta e omologata da tutte le Autorità.
Sebbene la vendita di una parte del patrimonio fosse avvenuta negli anni 1943-1944 per mano dell'esecutore testamentario scelto dal Cremonesi, l'on. Giuseppe Spataro, il ricavato rimase inutilizzato fino al 1950. Padre Zanoni, constatando che a distanza di anni non si erano ancora raggiunte le condizioni per avviare l'Opera voluta dal Senatore, agì con tenacia affinché avvenisse la vendita del palazzo romano in Corso Vittorio Emanuele e con il ricavato si procedesse all'acquisto della tenuta di Farfa messa in vendita dagli eredi del Conte Giuseppe Volpi ed acquistata in un primo tempo dall'ing. Puccini.
Il borgo di Farfa era il luogo ideale nel quale gestire la Fondazione e avviare l'opera di assistenza verso i bisognosi. Nonostante le difficoltà padre Zanoni non si arrese arrivando ad un accordo che si concluse - come si attesta nella seduta del Consiglio di Amministrazione del 22 novembre 1950 - con la vendita dell'immobile romano alla Società Impianti Telefonici e all'acquisto della tenuta farfense che ancor oggi comprende i fabbricati urbani e rurali della Borgata e diverse proprietà site nei territori di Fara in Sabina e Castelnuovo di Farfa, la maggior parte dei quali coltivati ad "uliveto".